Dalla Russia senza amore…

Di Riccardo Incicco (istruttore di tiro istituzionale).

Oggi parliamo di una pistola particolare, che ha servito al fianco di alcuni reparti speciali della polizia e dell’Esercito dell’ex Unione Sovietica: la Pistolet Samozaryadnyj Malogabarinyj conosciuta in tutto il mondo con la sigla PSM.

Izhevsk PSM in alto, in basso la Walther PPK

Verso la fine degli anni ’60, su richiesta da parte del KGB di poter avere a disposizione una pistola molto occultabile da consentine il porto in abiti civili, i tecnici, dopo vari studi arrivarono a progettare un calibro nuovo, il 5.45×18 che diede la possibilità di assemblare armi molto compatte, gestibili allo sparo e con una forza di penetrazione molto elevata.

Evidenti differenze di spessore tra Walther PPK a sinistra e PSM a destra.

Verso la fine degli anni ’60, su richiesta da parte del KGB di poter avere a disposizione una pistola molto occultabile da consentine il porto in abiti civili, i tecnici, dopo vari studi arrivarono a progettare un calibro nuovo, il 5.45×18 che diede la possibilità di assemblare armi molto compatte, gestibili allo sparo e con una forza di penetrazione molto elevata.

Come per la progettazione di molte delle loro armi, i russi sono partiti da esemplari preesistenti, in molti casi migliorandoli; quasi tutte le armi copiate erano di produzione tedesca, e anche questa è una rielaborazione della famosa pistola tedesca PPK in calibro 7,65 browning, della quale prende sia la meccanica (con chiusura a massa) sia il sistema di smontaggio da campo, in questo caso rendendola però molto più sottile, quindi aumentandone l’occultabilità.

Quest’arma venne data in dotazione agli uomini del servizio segreto KGB e del ministero dell’Interno sovietico, dotata di una particolare fondina ascellare che poteva contenere anche un caricatore di scorta.

In quegli anni e parliamo degli anni settanta, vi erano già in commercio calibri di piccole dimensioni, dal 6,35 al 7,65 browning, ma la commissione incaricata decise di progettare un nuovo calibro, così nacque il 5,45×18, molto simile ad un 22LR ma con un potere di penetrazione elevatissimo (dovuto alla forma del suo bossolo a collo di bottiglia e allo speciale tipo di palla perforante montata) che si traduce nella sua capacità di passare con facilita i GAP in kevlar.

Risultato immagini per 5 45x18 technical data
Esempio di produzione destinata al mercato civile realizzata a norme CIP
(CIP: COMMISSION INTERNATIONALE PERMANENTE POUR L’EPREUVE DES ARMES A FEU PORTATIVES)

Questa sua forte capacità di penetrazione mette però in evidenza la suo scarso potere di arresto dei soggetti, cioè un potere d’arresto pari a zero; infatti capitava che un bersaglio attinto da un colpo al torace venisse attraversato senza problema perché la palla non produceva danni interni e di conseguenza il ferito moriva per emorragia.

La PSM in smontaggio di campagna.

L’arma venne costruita esclusivamente dall’Arsenale di Izhevsk in due versioni, militare e civile; quella in mio possesso è la versione militare, abbastanza difficile da trovare sul mercato italiano e anche le munizioni originali non si trovano in commercio perché la legge italiana ne vieta possesso e detenzione.

La PSM è entrata in servizio nel 1972 come scritto sopra per gli agenti del KGB e per i funzionari del Partito Comunista.

La pistola è costruita in acciaio e alluminio e la differenza fra il modello civile e quello militare consiste nella differenza tra le guancette che sono in alluminio per quanto riguarda il modello militare e in bakelite per il modello civile.

One thought on “Dalla Russia senza amore…”

  1. cal 5.45×18, di potenza dici: simile al 22lr (120J). Costruita con canna fissa, non flottante, tipo pistola a salve. Un rinculo tutto sulla struttura. Leggendo il COM(2020)48 che indica la forte preoccupazione delle possibili modifiche di pistole a salve in circolazione (abbiamo avuto degli esempi in Portogallo se ricordo bene), questa arma di origine Russa degli anni ’60 ne certifica la possibilità.

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