di Ciro Varone (Istruttore di tiro IST. UITS, TDO, CP TDO, MASTER KRAV MAGA, MAESTRO 8° DAN KARATE)
Il titolo di questo articolo l’ho preso in prestito da un opera latina del V secolo, scritta da Pubblio Flavio Vegezio Renato, l’Epitoma rei militaris, meglio conosciuta come “De re militari”: un compendio di opere, che tratta dall’addestramento delle truppe fino ad arrivare al combattimento marittimo e all’organizzazione degli eserciti.
Attualmente basta accendere la televisione e ascoltare il telegiornale per capire che le circostanze e le occasioni di trovarci in una situazione pericolosa diventano sempre più probabili e, data la grande efferatezza dei crimini, queste aggressioni sono quasi sempre mortali.
Oltre al grande ritorno del terrorismo internazionale in molte città americane ed europee sono avvenuti, anche nel nostro paese, una serie di attentati, anche se di minore impatto, perpetrati da parte di psicopatici contro civili, persone inermi che per puro caso si trovano ad incrociare la strada con questi assassini squilibrati, che minano con esplosivi l’ingresso di una scuola, persone che armate di tutto punto aprono il fuoco su vicini di casa, moglie e figli, un pazzo che gira per il centro di Milano armato di piccone lasciando una scia dietro di se di morti e feriti.
I rischi di una possibile aggressione molto spesso, dalla maggior parte delle persone civili, non vengono minimamente presi in considerazione e, pertanto, quando è il destino a scegliere per noi, facendoci trovare nel luogo sbagliato al momento sbagliato, per alcuni, diventa troppo tardi pensare su “cosa fare” per sopravvivere.
Dunque addestrarsi, educarsi per rispondere al “guanto di sfida” che, sfortunatamente, la nostra violenta società tutti i giorni ci lancia è un “dovere” di tutti, militari, poliziotti e, anche, civili.
Al di là dello stile o della diversa disciplina che ognuno di noi pratica, l’autodifesa moderna non può essere ridotta solo a un metodo di combattimento sul tatami o sul ring dove vincere è questione di preparazione tecnico/atletica, dove i modi e i tempi dello scontro sono disciplinati da un regolamento: come insegnanti abbiamo il dovere di mettere al corrente i nostri amici, allievi e familiari di ciò che succede e di cosa realmente accade sul campo di battaglia della vita, la strada.
Le nostre competenze ed esperienze devono essere messe a disposizione di tutti per dare almeno una chance a chi si trova coinvolto in una tale situazione.
Pertanto dovremmo insegnare ai nostri allievi come comportarsi d’innanzi ad una rapina, ad una minaccia di coltello, cosa fare e soprattutto cosa non fare per non diventare bersagli di tali criminali, ma, sopratutto, come evitare di trovarsi in tali situazioni.
Oggi, più che mai, la massima del padre del karate moderno Gighin Funakoshi coniata circa cent’anni fa, la quale recitava: “oltre la porta di casa, puoi trovare mille nemici”, è attuale!
Sì, amici, che lo si voglia o meno siamo tutti “soldati”, nessuno è escluso.
Tutto può accadere a qualsiasi persona, anche a quello più mite e prudente, di conseguenza mantenersi in un perenne stato di attenzione vigile è una condizione necessaria per la sopravvivenza quotidiana, per non rimanere schiacciati dal fato.
Premesso che la reazione difensiva deve essere “sempre” legittima, giustificata e proporzionata all’offesa, per fare in modo che ciò che insegniamo sia realmente utile ai nostri cari dobbiamo considerare seriamente che molte nozioni fino ad oggi non prese in considerazioni quali il contesto ambientale, lo screening psicologico dell’aggressore, gli effetti psicofisici del combat stress sul nostro corpo, insieme a particolari precauzioni quali : essere vigili quando ci troviamo in metropolitana, su un bus, quando andiamo a fare jogging senza isolarsi con Ipad, telefonini e cuffiette che ci impediscono di percepire il pericolo anzitempo, è un “obbligo” che dobbiamo imporci se non vogliamo trovarci, nostro malgrado, vittime inermi e senza possibilità di sopravvivere ad un attacco improvviso e, talvolta, mortale.
L’autodifesa è in primis la proprietà di anticipare, evitare e, eventualmente, saper gestire un confronto/scontro, anche non necessariamente fisico, con altri individui, fino alla capacità di rispondere con efficacia ad un attacco fisico aggressivo.
A differenza di quanto avviene nelle fiction, dove il gesto di portare un pugno o un calcio viene rallentato e/o enfatizzato per meglio coinvolgere emotivamente il pubblico, le aggressioni vere, avvengono in modo inaspettato, accelerato e disordinato, in una esplosione improvvisa di rabbia e aggressività che in molti casi passa anche nella piena indifferenza e passività dei presenti.
Quando non si può sopravvivere con la fuga o la resa e il combattimento diventa l’unica nostra reale possibilità di conservazione, il grande stratega Sun Tzu scrive “…se non v’è alternativa, lanciati sul nemico con decisione!”.