Di Biagio De Santis (istruttore di tiro). 2 video
Nuove informazioni rilasciate dal dipartimento di polizia di Huston (Texas) rivela no che: l’attentatrice/attentatore dopo aver fatto dei sopralluoghi dopo aver lasciato la sua auto nel parcheggio della chiesa, celando l’arma lunga sotto un cappotto lungo e portando con se uno zaino contenente un secondo fucile, entrò in chiesa con il figlio di soli 7 anni…
Nb. Come ho già detto la chiesa in oggetto è tra le più grandi al mondo e non è entrata nell’area di culto e la sparatoria è avvenuta tra uno degli ingressi, un corridoio e un area ristorazione/bar (alla faccia del Vaticano, questi ci mangiano pure in chiesa).
La Moreno tentò di entrare dalle porte di sicurezza, ma queste erano ovviamente bloccate dall’interno e un addetto alla sicurezza fu avvisato da alcuni fedeli che notarono anche che questa fosse armata. Questo operatore è anche un agente del dipartimento di polizia di Huston (competente per territorio) e intervenì immediatamente senza attendere i rinforzi che comunque aveva allertato.
Guardate la distanza di ingaggio, non sono i soliti “sufficienti” 7 metri della difesa personale… A questo mondo non c’è nulla di sufficiente.
Intanto un altro addetto alla sicurezza (agente della commissione sul controllo delle bevande alcoliche TABC) che sentendo gli spari immediatamente si reca sul posto e partecipa al conflitto a fuoco. Nb. Notate che entrambi non attendono l’arrivo di rinforzi per intervenire, come da apposite disposizioni contro gli stragisti di massa (mass shooting).
La sparatrice viene colpita e smesso di sparare, il secondo agente gli intima di arrendersi ma lei risponde di avere una bomba nello zaino caduto vicino a lei. Gli intima di smettere di sparare ma lei rifiuta e viene colpita, quindi muore, però per gli agenti questa potrebbe essere un errore di valutazione o una finta, del resto potrebbe anche aver indossato una protezione balistica e fingersi morta per poi farsi saltare in aria assieme agli agenti che avrebbe avuto vicini, cose che sono già successe. Fortunatamente era stata realmente incapacitata, ma gli agenti devono seguire apposite procedure di sicurezza prima di definire uno scontro a fuoco terminato, tra cui anche l’ammanettamento del ferito/defunto e della sua/loro perquisizione.
Purtroppo come detto nella parte prima, si confermano il bambino gravemente ferito alla testa e un fedele ferito all’anca, comunque quest’ultimo venne rapidamente dimesso dall’ospedale.
Poi comunque dopo accurata perquisizione non è stata trovato alcun ordigno esplosivo, neanche artigianale, ne finto.
Ci sono state delle critiche alle due poliziotte intervenute e non sono state parte attiva al conflitto a fuoco, però comunque sono intervenute al contrario di quanto è accaduto diverse volte altrove negli USA, quando gli agenti addirittura attendevano i rinforzi per creare un quartier generale per coordinare le azioni interforze tra i vari dipartimenti, mentre si sa che non si deve stare a perdere tempo, perchè in ogni istante possono morire degli innocentie nel frattempo gli stragisti potrebbero anche essersene andati come è già avvenuto ad esempio nella scuola superiore di Parkland in Florida in cui l’attentatore si dileguava mescolandosi ai suoi ex compagni di scuola… Fu catturato un ora dopo in un fast food…
Quali lezioni possiamo trarre da questo ennesimo episodio di violenza all’americana? Principalmente di due tipologie:
Quella delle attività di polizia e quelle sociologiche e psichiatriche.
Dal punto di vista sociologico dopo aver cavalcato e fatto crescere l’odio razziale di una certa minoranza contro coloro di razza differente dalla loro, quindi caucasici, asiatici, latini, oceanici, ecc ma anche contro altri loro simili. Inoltre già da qualche anno c’è l’odio caricato per causare azioni violente da persone LGBTQ contro gli etero, ma anche contro centri religiosi e attività moraliste che negli USA sono molto diffusi. Nel caso in questione solo un pazzo/pazza si comporterebbe come la Moreno, nessuno si porterebbe un figlio piccolo ad un conflitto a fuoco, nessun terrorista intelligente, fosse anche kamikaze pianificherebbe una qualunque azione in precedenza, nessuno che si è preparato per uccidere non riesce a farne fuori nessuno come in questo caso in cui di occasioni ne ha avute molte. Questa persona era almente disturbata mentalmente che (ipotizzo) probailmente non poteva nemmeno fare parte di associazioni LGBTQ. Quindi c’è da dedurre per logica che non si sia nemmeno allenato ne sia stato addestrato all’uso delle armi. Inoltre la religione a cui apparteneva “che io sappia” non tollera persone col suo orientamento sessuale, quindi c’è anche da escludere le ipotesi terroristiche legate alla radice religiosa.
Da un punto di vista pratico avere a che fare con persone con problemi mentali sebbene sia un arma a doppio taglio, almeno in teoria da un vantaggio agli agenti che alle vittime potenziali in quanto “senza problemi mentali” in genere ragionano meglio e quindi sono più pericolosi, salvo alcune eccezioni.
Da un punto di vista pratico che lezione possiamo prendere?
1- In casi del genere confermano che l’intervento immediato salva vite e prima avviene e meglio è. Certo che gli agenti rischiano di più la vita, ma è la loro vocazione e/o la loro professionalità che gli dovrebbe imporre di farlo a prescindere. Quindi anche senza rinforzi.
2- Gli agenti di servizio negli edifici religiosi negli ultimi anni sono stati molto più selezionati e formati proprio contro questo tipo di emergenze soprattutto quelle di religioni cristiane, quelle ebraiche invece soprattutto nei grandi centri sono da decenni preparati a questi episodi, ma anche di peggio.
3- Nonostante le cose siano andate relativamente bene, le 2 agenti donne sono state criticate una per il modo in cui maneggiava la pistola d’ordinanza e sul fatto che non avesse ingaggiato l’attentatrice. L’altra per non aver contribuito abbastanza alla sparatoria. Questo a dimostrazione che forse aver avuto una maggiore formazione e forma mentis per questo genere di operazioni di cui solitamente le tattiche operative di risposta rapida sono più da reparto speciale che da comuni agenti con comuni capacità di colpire bersagli… Mentre invece i 2 agenti di sicurezza della chiesa (comunque anche loro dei poliziotti) hanno dimostrato di avere non solo competenze tattiche operative ma anche di una buona mira.
4- Nb. Saper reagire in queste situazioni vuole dire saper sparare bene e come abbiamo visto le distanze di ingaggio erano di circa 20 m e forse oltre, come si potrebbe pretendere ad esempio ad un qualunque agente delle nostre polizie locali di saper sparare così bene da poter affrontare un nemico armato di fucile dassalto, un secondo fucile e potenzialmente di una bomba? Roba da chi è capace di far centro con la pistola a quelle distanze. Nb. Non sono distanze siderali e addirittura le forze amrate statunitensi nel capitolato dei requisiti essenziali per l’adozione della nuova pistola d’ordinanza richiedeva una precisione di 4″ cioè 10 cm a 50 metri (non 50 yarde) e sappiamo bene che per gli eserciti le pistole sono armi meno che secondarie per l’uso del soldato medio, più utile a proteggerli nelle libere uscite e compiti di polizia militare che altro. Ma è l’arma principale dell’agente di polizia, quindi se sei un poliziotto e ti trovi contro un pazzo o un attentatore in genere saranno armati di armi lunghe che di armi corte. Anche per questo il DHP ha adottato delle Glock con ottiche di mira e torcia tattica. La prima per sparare meglio anche lontano, comunque con maggiore precisione, mentre la torcia sebbene serva principalmente per illuminare ed eventalmente abbagliare, aumentando comunque un pò il peso complessivo dell’arma in volata di certo migliora il bilanciamento per tiri più precisi, quindi in pratica era teoricamente meglio armate le due agenti in servizio dei loro colleghi in servizio alla sicurezza della chiesa. Ma qualcosa non ha funzionato, eppure le agenti sono arrivate li praticamente immediatamente contro una media italica di 30 minuti dalla chiamata… Per i nostri standard nazionali Ci sarebbe da chiedersi di cosa si lamentano… Però se guardate il seguente video, con i milioni di dollari che è costato questo centro di addestramento innovativo per la polizia di Huston quanche domanda c’è da farsela… Avendo insegnato in strutture simili posso anche criticarne i risultati.
Sarebbe buona cosa sapere quali sono i risultati medi di tiro degli agenti e quali esercitazioni pratiche operative, dinamiche fanno e con quali frequenze. E comunque se non sanno colpire con precisione e velocità un bersaglio in simulazione di servizio reale, non avendo a disposizione (neanche loro) di cariole piene di cartucce per allenarsi a sparare meglio. Quando una persona sa sparare veramente bene mostra una sicurezza ben superiore a quello delle due poliziotte viste in video. Ma chi sa sparare bene? Pochi, per fortuna uno tra loro c’era e ha saputo fare il suo dovere in tempo per salvare molte vite. Eppure l’armamento del HPD è di alto livello. Ma affrontare uno stragista è cosa ben differente che affrontare un rapinatore di banche, un narcotrafficante, un contrabbandiere, ecc L’addestramento necessario è ben diverso dai soliti standard.
La maggior parte degli agenti di polizia di Houston ora porta con sé pistole a cane esterno come le sig serie P220, 229,226,, Glock 22, 23 o S&W M&P 40. Hanno anche una vasta assegnazione di Taser X26 e il più recente X2. Comunque dal 2016 hanno anche un buon numero di Sig P320 e da alcuni anni i nuovi agenti hanno in dotazione Sig P320, Glock 17 e S&W tutte comunque in calibro 9×19. Mentre per quanto riguarda le armi da porto occulto per i detective: Glock 30, 43, S&W M&P 45c, M&P Shield. Per il resto tra armi autorizzate al porto facoltativo e quelle dei reparti speciali hanno una lista quasi infinita di ottime armi. Per le ottiche a punto rosso hanno dismesso le EOtech in favore delle AimPoint.