Biagio De Santis intervista il generale Romano Schiavi.
BIOGRAFIA BREVE
Comandante ex Arsenale Militare di Brescia. Riparazione e distribuzione armi portatili in ambito nazionale; Responsabile della bonifica di ordigni bellici e dell’anti sabotaggio. CTP di Brescia; Commissione d’esame a fabbricanti, direttori di fabbriche di esplosivi, fochini, minatori e operatori fuochi artificiali. Membro della CCC presso il M.I. Docente a medicina legale in due Università ed alla scuola di Polizia. Ha collaborato all’Introduzione in Italia di nuovi sistemi di indagine criminalistica e della microscopia elettronica. Campione del mondo e recordman di tiro con armi d’epoca a Versailles. Commissione Campi presso la FITAV. Ha progettato il più grande impianto di tiro al piattello in Italia il primo campo di “trap americano” e il più moderno poligono in sotterrane. Incaricato del progetto in due paesi esteri per per tutte le discipline del tiro relativo ad una olimpiade. E’ stato maestro di tiro UITS. Ha operato per uffici giudiziari in Italia e negli S.U., Canada, Belgio e Albania. Frequentazione dell’Accademia Militare di Modena e Torino, proveniente dal Liceo Classico. Dopo il biennio di Ingegneria ed altri studi del triennio, ha trattato balistica interna e frequentato il politecnico di Milano, le università di Pavia e di Losanna. Gli studi e la direzione di stabilimento consentono l’iscrizione all’albo degli Ingegneri. Diplomato Forensic Science S. in “firearms examination”. Ha operato presso i Laboratori di Scottland Yard etc. Considerato come il maggior esperto di esplosivistica in Italia.
Come conobbi il generale:
lo incontrai la prima volta negli anni 90, durante un corso per restauratori armi antiche del Ministero beni Culturali, AssoArmieri e Museo delle armi Marzoli in Brescia ove era tra i docenti. Successivamente ebbi modo di poter assistere a corsi da lui tenuti per armieri e armaioli dell’AssoArmieri e del Consorzio Armaioli Bresciani, in seguito come membro dell’AssoArmieri fui assistente e collaboratore a lui e al presidente Fegro. Come tanti pur di imparare fui ben felice di fargli da assistente, collaboratore consulente, ma anche autista e porta borse, grazie a questo anche solo ascoltandolo ebbi modo di imparare moltissimo in diversi settori come la progettazione poligoni e campi di tiro, consulenze, perizie e indagini balistiche, consulenza per armerie e produttori di armi, munizioni, esplosivi, criminologia, ecc ecc. Dal mio canto occupandomi di ricerca e sviluppo contraccambiavo aggiornandolo su tutte le novità del settore che su quelle future. Molte volte ho assistito il generale aiutare gratuitamente professionisti del settore vittime di errori giudiziari come armieri e produttori, così come chi di una ingiusta perizia balistica che lo accusava, ma anche coloro che non riuscivano ad ottenere una autorizzazione lui gli mostrava gli articoli di legge o gli accorgimenti tecnici più adeguati. Il generale si è sempre aggiornato su tutto in ogni modo e non smette mai di farlo nonostante i suoi 91 anni, anche adesso è sempre attivo e sulla breccia.
Molti avrebbero voluto essere suoi assistenti pur di imparare ma solo pochi hanno avuto questo privilegio. Pochi sanno che è anche stato tra i primi a gareggiare in Italia nel tiro pratico (IPSC), io stesso non lo sapevo finchè una volta trovandoci in un poligono ove mi aveva chiamato a dirigere la sicurezza per l’innaugurazione, a fine giornata mi chiese con l’umiltà che lo contraddistingue come valutasse i suoi tiri in drill fire a 10 m con una pistola in 9×21 su un bersaglio di P.S. visto che era tanto tempo che non sparava e aveva da tempo superato i 70 anni. I colpi erano quasi tutti raggruppati tra l’8 e il 10 con magioranza tra il 9 e il 10, risultati che oggi (come rosate) non vedi più neanche da campioni del tiro dinamico moderno. Poi mi chiese di insegnargli una delle mie tecniche di tiro di base e la apprezzò dicendo che la applicava anche lui in maniera similare quando vinceva gareggiando in gare di tiro pratico negli anni 80, tecniche ben diverse da quelle attualmente in voga. Ma del resto non ci si poteva aspettare niente di diverso da chi anni prima colpiva con una granata da fucile d’assalto in posizione di tiro in piedi e senza appoggio un palloncino a 100 metri… Ma questa è un altra storia che spero il generale ci racconterà in una prossima intervista.