Di Riccardo Incicco (Range Officer Tiro Rapido Sportivo, Istruttore di Tiro Istituzionale, ecc).
Durante il secondo conflitto mondiale, i vari eserciti belligeranti, avevano un assoluto bisogno di approvvigionamento di armi, fossero esse armi portatili da assegnare ai reparti di fanteria che per tutti gli altri corpi; l’esercito che più avvertì questo bisogno fu quello tedesco, in quanto impegnato a combattere su molteplici fronti contemporaneamente; infatti, oltre a guerreggiare sul fronte orientale, i tedeschi avevano invaso buona parte dell’Europa occidentale.
Ogni stato che capitolava doveva essere controllato politicamente e militarmente, stanziandovi uomini e mezzi; per avere maggior disponibilità di armamenti, il comando tedesco decise di utilizzare le varie fabbriche di armi dei territori conquistati per approvvigionare i propri reparti.
Capita spesso di vedere fotografie di soldati Nazisti equipaggiati con le più disparate armi non di produzione tedesca: dalla pistola belga Browning Hi Power, alla polacca Radom Vis wz 35, alla Cecoslovacca Vz24. Oltre alle armi corte, l’esercito tedesco, utilizzò anche fucili e pistole mitragliatrici costruite dalle industrie dei territori occupati.
Come sapete tutti, inizialmente l’Italia era alleata con la Germania e con il Giappone contro il resto del mondo, ma l’8 settembre 1943, Re Vittorio Emanuele III e il suo fido generale Badoglio firmarono l’armistizio e i nostri alleati diventarono immediatamente nostri nemici. Il Comando tedesco avendo avuto sentore di questo cambio di fronte, preventivamente aveva stanziato un grosso contingente di uomini da utilizzare nel caso in cui ciò si fosse effettivamente verificato; dal Brennero questo contingente dilagò’ nel nostro paese in ausilio delle truppe già presenti.
I nostri soldati, che erano stati lasciati allo sbando dall’infame sovrano e dai rispettivi comandi, vennero disarmati dai reparti tedeschi, le armi vennero sequestrate e stoccate in depositi sotto custodia tedesca, cosi da alleati diventammo in un attimo nemici e traditori.
A questo punto i tedeschi si impossessarono delle fabbriche di armi italiane. Presso la Beretta di Gardone Val Trompia venne stanziato un reparto di SS e alcuni ingegneri che sovrintendevano alla produzione e obbligavano i lavoratori a turni serrati per aumentare i numeri di armi prodotte. Fra tutte queste armi vi fu anche la Beretta 35 contratto Tedesco.
A differenza di tutte le armi militari tedesche, le Beretta 35 consegnate ai tedeschi non avevano i classici Waffenam (punzone di accettazione di reparto), anche se sembrerebbe che siano stati fotografati alcuni esemplari con le punzonature WaA 162, ma molto probabilmente questo potrebbe essere avvenuto solo in alcuni reparti; per la maggior parte di queste armi, l’unico punzone che si vede è 4UT racchiuso in un ovale (Quarto Ufficio Tecnico). Dopo la costituzione della RSI le armi Beretta non vennero più confiscate dai tedeschi, ma acquistate.
La modello 35 non era altro che una modello 34 che invece di essere in calibro 9 corto era camerata in calibro 7,65 Browning, un’arma solida ed economica nella costruzione, costituita da soli 39 pezzi, quindi con una semplicità costruttiva enorme; nonostante questo l’arma non perse mai la sua qualità meccanica né tantomeno di sicurezza, nemmeno nell’ultimo periodo bellico.
Le ultime pistole prodotte nella fase finale del conflitto si possono riconoscere per la finitura grezza del materiale, per l’assenza di scritte e per la sola presenza di matricola e calibro sul lato destro dell’arma.
L’arma ha un funzionamento a massa con cane esterno e una canna lunga 85mm con 6 righe destrorse, una linea di mira di 105mm, un serbatoio della capacita di 8 cartucce e un peso complessivo da scarica di 650 grammi. La produzione di questa robusta pistola iniziò nel 1935 per concludersi nel 1967, per un totale di 525000 pezzi che vennero prodotti sia per il mercato civile che per le Forze Armate e di Polizia.
Che dire ancora di questa arma? Fino al 1942 i livelli costruttivi, parlando di estetica, erano veramente perfetti, ma con il passare del tempo e con il peggiorare delle sorti belliche, vennero approntate modifiche anche nella rullatura sul carrello; dal 1943 con la nascita della Repubblica Sociale Italiana scomparvero le scritte relative all’anno dell’era Fascista e rimase solo quello dell’anno di produzione, mentre le finiture dell’ultimissimo periodo erano praticamente inesistenti, perché le parti d’arma, non venivano più sottoposte all’ultima operazione di lucidatura che avrebbe rubato tempo, lasciando visibili i vari passaggi di lavorazione degli utensili che risultavano solo ricoperti da una brunitura opaca. Inoltre venne ulteriormente semplificata la lavorazione eliminando alcune finiture, come la fresatura di alleggerimento che si trovava sotto le guancette; anche i caricatori subirono modifiche ma queste operazioni non compromisero affatto la sicurezza e il funzionamento delle armi prodotte.
Questo modello armò moltissimi reparti del Regio Esercito, della Regia Marina, della Regia Aeronautica, della Polizia, della Forestale e molti reparti della RSI, ne vennero venduti molti esemplari all’estero e anche all’alleato nipponico.
L’esemplare in mio possesso ha una finitura grezza, con impresse solo matricola e calibro sul lato destro del carrello e l’ovale con 4UT è appena visibile sul lato sinistro sull’elsa sotto il cane.
Da alcune ricerche da me effettuate, ho scoperto che la Beretta 35 matricola 600184 è stata venduta al Comando tedesco il 22 febbraio 1945 e che l’arma con la matricola 615969 è stata l’ultima consegnata, di conseguenza la pistola in mio possesso (matricola 607718) fa sicuramente parte degli ultimi lotti acquistati dai tedeschi.
Le mie considerazioni sulla Beretta modello 35? La considero molto affidabile quasi indistruttibile, forse poco indicata per uso bellico, ma ottima per uso civile da difesa; viste le sue dimensioni contenute, quest’arma resta un gran bel risultato della progettazione armiera italiana. La modello 35, come la modello 34 sono armi che hanno sempre fatto gola agli americani, grazie sia alle loro dimensioni che all’estrema affidabilità.
In mio possesso ho un’ulteriore Beretta Modello 35 costruita per il mercato civile e la differenza sostanziare è tutta nelle finiture, mentre meccanica e precisione restano invariate.